Palazzina Ghirelli

viale Caduti in Guerra 114

1913

Antonio Comini

 

Il colonnello Giovanni Ghirelli, mirandolese residente a Parma, nel 1913 decide di trasferirsi a Modena e di costruire una palazzina con ampio giardino. Il terreno di 1.700 mq prospiciente l’Orto Botanico acquistato dal Comune fa parte dell’ampia area, a levante del tratto di cinta muraria da tempo demolito, destinata dal Piano di espansione del 1892 soprattutto a residenza di pregio. Allo stesso terreno era interessato Gustavo Zagni che poi opterà, per costruire un villino, per un lotto più piccolo non distante e sempre sul viale allora dedicato alla Regina Margherita.

Le norme di capitolato di vendita stabilite nel 1893 dal Comune imponevano una specifica qualità del progetto, per caratterizzare l’area con viali, ville e verde secondo l’idea della “città giardino”, al tempo ampiamente diffusa nelle più dinamiche città europee. Non solo, il Comune si riserva di valutare la proposta sulla base del parere della Commissione di Ornato, subordinando a questo la cessione del terreno.

L’incarico della progettazione è quindi affidato all’ingegnere civile e architetto Antonio Comini noto e attivo a Milano dove progetta alcuni significativi edifici; tra questi: Palazzo Bonacossa nel 1894 nei pressi del Castello Sforzesco e ora sede del Museo d’arte e scienza; Casa Celesia sempre nello stesso periodo, e la vicina Casa Cavalli. Da sottolineare la scelta, per questo tipo di progetti, di un affermato professionista non locale, mentre gran parte della progettazione di ville e palazzi vede impegnati in città, nei primi decenni del secolo, soprattutto professionisti modenesi come Arturo Prati, Cesare Bertoni, Lelio Delfini, Emilio Giorgi, Gustavo Zagni.

Il fronte su viale Caduti in Guerra (Foto V. Bulgarelli)

L’edificio si caratterizza immediatamente per la sua presenza urbana disponendosi a filo strada, così come il contiguo edificio verso nord, diversamente dalla porzione più settentrionale del viale in cui l’edificio dell’Istituto Agronomico realizzato nel 1928 occupa il centro di un ampio lotto libero a verde. Il blocco edilizio composto da tre piani fuori terra su un basamento rialzato, è “rotto” da due elementi contrapposti tra loro; al volume di ingresso ad un piano con terrazza, fa da controbilanciamento il vuoto del balcone ad angolo posto sul lato opposto al primo piano, incastonato all’interno dell’arretramento del piano, a creare una variazione sul tema tipica del gusto eclettico del periodo. In tal senso poi si può leggere anche l’interessante sequenza dei vuoti della doppia finestra al piano rialzato, della trifora e della bifora ad arco a tutto sesto del piano primo e secondo sull’angolo nord. Ancora, il generale rigore del linguaggio architettonico uniformemente caratterizzato da un paramento bugnato uniforme, è ingentilito da fasce marcapiano decorate a festoni, introducendo un elemento pittorico all’interno di un volume volutamente, al contrario, caratterizzato dai chiari-scuri determinati dagli aggetti del trattamento di facciata.

Disegno del prospetto del fronte (Archivio Storico Comune di Modena)

Rispetto ai più noti edifici milanesi, il progetto assume qui un aspetto più domestico, commisurato alla destinazione d’uso a cui meno si adattano le forme auliche utilizzate e i riferimenti spiccatamente neorinascimentali che caratterizzano quella porzione di città del capoluogo lombardo.


Scheda a cura di Matteo Sintini.


Fonti archivistiche e bibliografiche

Archivio Storico Comune di Modena, Atti di Amministrazione Generale 1913/F.692

M. Boriani, C. Morandi, A. Rossari, Milano Contemporanea, Milano, Maggioli editore 2008, p. 108.


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